Tutto inizia da questa lettera a GAC

Gentilissimo Sig. Guglielmo Achille Cavellini
debbo ringraziarLa per la cordiale accoglienza riservatimi e della preziosa occasione offertami di vedere parte della sua collezione.
Come le ho detto di presenza, sono un amatore d'arte senza preclusioni e senza pregiudizi, attento ed aperto a tutto quello che nasce e sviluppa in questo mondo misterioso di cui penso avvertire gli esiti più autentici, prodotti dalla inesauribile creatività degli uomini.
In questi giorni (quando, more solito, per il mio lavoro, come Lei sa sono sempre in giro per affari a piazzare rubinetti ed accessori della Sua industre provincia) ho ripensato al nostro incontro.
Ho rivisto gli Arman, i Ceroli, i Tilson, i Vasarely, i Warhol, e perchè no il Viani, i Birolli, gli Schifano e le Sue opere a decine, diligeiantemente accatastate e i soprabiti con i suoi interessanti interventi grafici.
Lei, ad un certo momento mi ha detto che io avevo avuto del coraggio a venirLa a trovare e che a Brescia era quasi un isolato. Vede GAC, mi permetto questa sigla, e sono certo che me la permette, lei che ha corrisposto, come artista, con il tu confidenziale con tutti i più grandi artisti del passato, e che, come collezionista, ha fraternizzato con tutti i più prestigiosi del presente.
Ho ben riflettuto e voglio dare un modesto contributo al Suo processo di autostoricizzazione, visto da un fruitore. Brescia non lo sa, ma lo possiede inconsciamente questo figlio che è visceralmente.
Brescia è una di quelle città dove si concretizza incessante lo sviluppo delle tecnologie industriali più diverse e aggiornate, dove lo sperimentalismo e l'attivismo delle sue genti evidenzia mille iniziative, progetti, perfezionati prodotti.
Questo è il Suo contesto.
Penso proprio che un GAC non poteva che nascere, con le Sue spregiudicate e geniali invenzioni che lì.
Se lo lasci dire da uno che ha tutt'altra provenienza. Certo GAC non potrebbe essere figlio, per fare un esempio, delle mie Marche, così serene nella loro leopardiana malinconia mentre è congeniale alla Sua terra, anche se denuncia, questa, per me, solo apparente dicotomia.
ed anche in questo Suo modo di gestire la sua autostoricizzazione così metodico e meticoloso, mi sembra di sentire l'eco del rigore dello scrupolo burocratico di stampo Austro-ungarico così presente in Brescia nell'ottocento.
Credo che queste considerazioni che ho sentito il dovere di esternarLe siano da Lei accolte come testimonianza di pensieri e di riflessioni, fatte con spirito di verità e franchezza.
RingraziandoLa cordialmente La saluto.
                                    
                                                                              Fausto Paci

P.S. Il Prof. Franco Loira Direttore della BIBLIOTECA COMUNALE " G. Pieri" di PORTO SAN GIORGIO gradirebbe avere alcune Sue pubblicazioni per mettele a disposizione dei lettori interessati.

Porto S. Giorgio 13/3/78