lunedì 7 gennaio 2013

L’assurda vita di Cavellini

Sulle pagine di Inside Art di giugno Ornella Mazzolla pubblica un interessante articolo sull’artista Guglielmo Achille Cavellini (1914-1990) e il suo ambasciatore Fausto Paci; anche l’edizione di Artissima da poco conclusa lo rende protagonista nella sezione Back to the future, sotto la curatela dellagalleria Wunderkammern di Roma: una sezione speciale dedicata a mostre personali di opere storiche di artisti attivi tra gli anni ’60 e ’70 non sempre conosciuti dal grande pubblico, ma che hanno occupato un ruolo importante nella storia dell’arte o il cui lavoro ha influenzato le pratiche artistiche contemporanee.


È stato un artista e uno tra i più noti collezionisti d’arte astratta europea, amico dei maggiori talenti della sua generazione,Birolli, Vedova, Santomaso, Turcato e molti altri lo considevano un loro pari, che comprava le opere che avrebbe voluto fare lui e che sosteneva i suoi stessi amici. Andy Warhol gli dedica un ritratto dichiarando in seguito a una rivista inglese che Cavellini era l’artista italiano più interessante del momento. Il poeta e critico militante Emilio Villa scrive per lui uno di quei rari e fondamentali testi critici che hanno fatto la fortuna critica di artisti del calibro di Burri e Fontana, e ancora Shozo Shimamoto, fondatore del gruppo Gutai, appoggia una sua performance facendosi ricoprire la testa rasata con la sua scrittura. Gac coltiva per anni – autofinanziandosi senza timore di vendere e smembrare la sua preziosa collezione – una fervida attività pittorica sperimentando vari approcci stilistici, passando dal Neo dada alla pop art, dalla performance alla mail art, ma è solo nel 1971 che sentendosi ingiustamente trascurato dalla critica, decide di rendere oggetto stesso della sua arte una serie di ironiche strategie autopromozionali che confluiscono in un progetto molto più ampio da lui chiamato “autostoricizzazione”.

È in questa fase artistica, la più importante per Cavellini, che si colloca l’insostituibile contributo di Fausto Paci, collezionista marchigiano da lui eletto suo ambasciatore, non solo per aiutarlo a diffondere la propria arte-vita, ma anche per mettere in discussione tutto il sistema artistico ufficiale e le sue regole, con irriverenza ed eccentricità che rendeva il tutto ancora più curioso e attraente. Fausto Paci adempie con piacere e da più di trent’anni a questo compito e lo fa servendosi dell’arte postale, o mail art che dir si voglia, libera, low cost, divertente e anche un pò naife, essa rappresenta il circuito artistico alternativo, senza però dimostrarsi riluttante nei confronti degli spazi ufficiali come le gallerie e i musei. Paci crea fotomontaggi, timbri e collage che hanno come soggetto Cavellini e la data 2014 come promemoria dei festeggiamenti che avverranno per il suo centenario, e li spedisce a tantissimi mail artisti che a loro volta lo ringraziano inviando altro materiale in omaggio a Gac. Un altro strumento da lui utilizzato è il web, attraverso il suo sito pubblicizza mostre, articoli e performance dedicati a Gac, l’ultima notizia pubblicata è quella su Mario De Filippis e i suoi ex libris alcuni dei quali realizzati in omaggio a Gac. Con il termine ex libris (dal latino “dai libri”) ci si riferisce a un cartiglio, solitamente ornato di figure e motti, che si applica su un libro per indicarne il proprietario. Mario de Filippis, con 130.000 pezzi dal XVI secolo in poi (di cui oltre 13.000 a suo nome) realizzati da artisti di tutto il mondo con ogni tecnica conosciuta, è uno dei più grandi collezionisti di ex libris.